Fare causa per amianto
L’amianto è un minerale che viene utilizzato per lo più in ambito industriale ed edile, lo troviamo anche nel settore dei trasporti ed in alcune fabbricazioni per uso domestico. Lo si trova indistintamente su tutto il territorio italiano in moltissimi stabilimenti e la sua tossicità riconosciuta ha fatto sì che ne fosse fermata la produzione per obbligo della legge n. 257 del 1992.
L’intossicazione da polveri sottili di amianto genera l’insorgenza di patologie molto gravi definite lungolatenti, che non si sviluppano cioè nell’immediato ma dopo parecchio tempo dall’esposizione al minerale.
Secondo i Rapporti dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), i casi di decessi causati dall’amianto sono in continuo aumento, basti pensare che dal gennaio del 2015 al dicembre del 2016 sono stati registrati ben 3700 nuovi casi di mesotelioma, un tumore molto aggressivo che colpisce la pleura dell’organismo. I decessi sono bilanciati tra uomini e donne compresi in una fascia d’età tra i 65 e gli 84 anni.
Patologie derivanti dall’amianto
Come accennato, le malattie insorgenti per inalazione dell’amianto sono lungolatenti, si manifestano quindi anche a distanza di decenni dal contatto subito. La patologia più frequente è il Mesotelioma, un tumore molto aggressivo che coinvolge la pleura (la membrana che riveste e protegge i polmoni) e diverse altre parti vitali del corpo attraverso la generazione di numerose e violente metastasi.
Si tratta di un tumore particolarmente subdolo, ha un periodo di latenza infatti che va dai 12 ai 40 anni e può colpire anche la laringe, la faringe, lo stomaco, il pericardio. Secondo i dati epidemiologici sono circa 6000 i decessi all’anno per Mesotelioma.
Tra le altre patologie ricorrenti troviamo:
Asbestosi polmonare, placche e/o inspessimento della pleura, tumore del polmone, tumore della laringe, tumore dell’ovaio, mesotelioma della tunica vaginale e del testicolo. A queste si aggiungono una serie di patologie correlate come il cancro all’esofago o al colon retto ed una serie di disturbi non tumorali come la miocardiopatia e l’Alzheimer (in generale malattie del cuore e del sistema nervoso centrale).
Fare causa per esposizione lavorativa all’amianto
Chi si ammala per esposizione all’amianto è o è stato (nella maggior parte dei casi) un lavoratore che ha prestato servizio in fabbriche e stabilimenti di produzione del minerale o luoghi in cui le polveri sottili erano comunque presenti. I lavoratori che hanno subito l’esposizione all’amianto e hanno una patologia riconosciuta come derivante dall’inalazione dello stesso, possono richiedere il risarcimento del danno direttamente all’INAIL.
Nel fare causa è però importante tenere in considerazione i termini di prescrizione che, nel caso di una causa lavorativa (regolamentati dall’illecito contrattuale) sono fissati a 10 anni dal verificarsi dell’evento lesivo (a differenza della richiesta danni per esposizione extra-lavorativa, dove i termini sono fissati a 5).
Come abbiamo già detto però, l’insorgenza delle patologie causate dall’amianto avviene in tempi molto successivi all’esposizione, dunque, per convenzione, i termini di decorrenza per la causa partono dal momento in cui il danneggiato ha preso coscienza del nesso casuale tra danno presente e causa remota.
Chi è vittima di malattie professionali derivanti dall’amianto può dunque chiedere un risarcimento danni ed in generale può avere diritto a:
- un indennizzo per danno biologico e una rendita INAIL
- riconoscimento della causa di servizio e vittima del dovere (per lavoratori delle forze armate e sicurezza)
- pensionamento immediato
- vantaggi contributivi: (il cosiddetto risarcimento contributivo) con un coefficiente di 1,5 applicato per ogni anno di esposizione, prepensionamento e aumento pensione
- risarcimento dei danni sia per il deceduto che per i suoi familiari
Oltre all’indennizzo INAIL, il lavoratore ammalato (danno biologico) ha diritto anche al risarcimento integrale degli anni di esposizione, a carico del datore di lavoro.