Risarcimento danni Esercito
Quello del militare è un lavoro particolarmente sensibile e considerato ad alto rischio. Sia che ci si trovi di fronte a militari dell’Esercito in missione, sia che parliamo di Forze dell’ordine come poliziotti e carabinieri, l’esposizione al rischio quotidiano è inevitabile. Quando un militare si trova a subire un infortunio durante le prestazioni lavorative, il sinistro viene considerato “causa di servizio”, collegato cioè ad un’occasione di servizio. Vediamo come funziona il risarcimento danni per i dipendenti dell’Esercito.
Il Ministero della Difesa stipula normalmente una polizza assicurativa di responsabilità civile per la tutela dei suoi dipendenti attraverso la quale il danneggiato può attingere per ottenere un risarcimento. Se il il risarcimento ottenuto non viene ritenuto in linea con i danni lesivi ricevuti, il danneggiato può ricorrere al TAR per ottenere un indennizzo equo (oltre a maggiori benefici contributivi pensionistici).
Quando un militare dipendente rimane vittima di un infortunio viene applicata la procedura per il riconoscimento del nesso tra lesioni ed evasione dei compiti di servizio. Se il nesso viene riconosciuto, viene immediatamente riconosciuto un indennizzo risarcitorio da parte dell’assicurazione che però può determinare due diversi comportamenti: accettazione dell’importo da parte del danneggiato, ricorso al TAR del danneggiato per l’ottenimento di un maggior importo.
Come fare ricorso al TAR per ottenere un risarcimento del danno maggiore
Se a seguito di un infortunio, l’assicurazione risarcisce il miliare con un indennizzo ritenuto inferiore al danno, egli può ricorrere al TAR richiedendo un’ulteriore somma economica. Come? I passi da affrontare sono i seguenti:
il militare deve dimostrare di aver subito danni a causa di responsabilità specifiche o colpe della Pubblica Amministrazione (nè più nè meno come accade nelle cause tra qualsiasi dipendente ed il datore di lavoro); deve dimostrare l’inadempimento dell’obbligo di sicurezza; deve dimostrare il nesso tra inadempimento ed infortunio.
Da parte sua, il datore di lavoro dovrà battersi per dimostrare il contrario.
Risarcimento danni Esercito per provvedimenti disciplinari
Non solo infortuni, una richiesta di risarcimento del danno in ambito militare può essere anche fatta per la contestazione di un provvedimento disciplinare. Se infatti ci si trova a dover “scontare” una punizione ritenuta ingiusta, è possibile adire le sedi legali non solo per eliminare la punizione ma anche per ottenere un risarcimento del danno subito. Prima di capire come fare il ricorso al TAR per il dolo in oggetto, vediamo quali sono le sanzioni disciplinari previste dall’ordine militare.
Innanzitutto una regola principe è quella che riguarda la specie delle punizioni: uno stesso fatto non può essere punito per più di una volta con sanzioni di specie differente. Le sanzioni disciplinari applicabili e passibili di risarcimento sono:
Sanzioni disciplinari di stato: le più gravi, implicano la sospensione dall’impiego per un periodo che va da 1 a 12 mesi; perdita del grado per rimozione; sospensione delle funzioni di grado per un periodo compreso tra 1 e 12 mesi. A questo si aggiunge la cessazione della ferma o della rafferma per inadempienza ai doveri o grave mancanza disciplinare.
Sanzioni disciplinari di corpo: meno gravi, si esauriscono nel rimprovero, consegna e consegna di rigore.
Fare Causa all’Esercito per ingiusta punizione
Ciò che abbiamo compreso fino ad ora è che, al pari di ogni altro ambiente lavorativo, anche in ambito militare, quando si subisce un torto, è possibile ricorrere alla richiesta di risarcimento del danno. Intentare una causa per ingiusta punizione nell’Esercito però non è di certo semplicissimo, soprattutto per le possibili conseguenze correlate che la causa può generare. Ciò non significa però che non sia possibile far valere i propri diritti anche perché, un ingiusto provvedimento disciplinare può macchiare se non distruggere in modo definitivo, la carriera di qualsiasi militare: il diritto al risarcimento va quindi non solo esercitato senza timore, ma ampiamente caldeggiato, come in ogni altra situazione di vita quotidiana lavorativa.